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Kazakistan: due nuovi centri d’arte riaffermano l’identità del paese

Costruito nel 1964, il cinema Tselinny era un segno distintivo dell’architettura modernista di Alma-Ata. Courtesy of Tselinny Center

Mentre il Kazakistan naviga tra le sue alleanze strategiche con la Russia, l’Europa e la Cina, due grandi imprenditori kazaki stanno scrivendo una nuova pagina nella scena culturale del Paese, aprendo istituzioni artistiche che sfidano il passato e svelano un futuro più audace.

Il Centro di Cultura Contemporanea Tselinny e il Museo delle Arti di Almaty, che apriranno a settembre, sono il frutto di investimenti privati di due figure influenti nel mondo degli affari. Questi spazi artistici si pongono come pionieri in un Paese che, dopo decenni di dominio sovietico e di un regime autoritario, sta cercando di affermarsi come un attore indipendente e moderno sulla scena internazionale.

Nel cuore di Almaty, il Centro di Cultura Contemporanea Tselinny sta per aprire i battenti all’interno di un ex cinema sovietico, riqualificato grazie al tocco visionario dell’architetto britannico Asif Khan. Il cinema, un tempo simbolo dell’era sovietica, era destinato alla demolizione, ma è stato salvato dalla passione di chi crede nel valore della storia e dell’identità culturale. Il nome Tselinny, che richiama la “terra vergine” e fertile, allude a una nuova fase culturale del Kazakistan, che sta riscoprendo la propria eredità nomade, ma con una visione proiettata nel futuro.

Kairat Boranbayev, un imprenditore che ha fatto fortuna nel settore energetico, immobiliare e sportivo, è il fondatore di Tselinny. La sua storia è anche quella di un uomo che ha dovuto affrontare le sue ombre: condannato nel 2023 per appropriazione indebita e successivamente rilasciato in libertà vigilata, Boranbayev è riuscito a risolvere la situazione, e ora punta a trasformare il suo progetto in una piattaforma culturale di rilevanza internazionale.

Il Centro Tselinny offrirà un programma che esplora la storia nomade, la mitologia locale e le sfide ecologiche, con opere di artisti kazaki contemporanei acclamati a livello internazionale come Almagul Menlibayeva e Saule Suleimenova. Il Centro non è solo un luogo di esposizione, ma un crocevia per il dibattito culturale, dove la riflessione critica è al centro di ogni attività.

A pochi passi, un altro gigante culturale sta prendendo forma: il Museo delle Arti di Almaty, progettato dallo studio di architettura Chapman Taylor, sarà il primo museo privato dedicato esclusivamente all’arte moderna e contemporanea della regione. Fondato da Nurlan Smagulov, magnate che ha investito in settori come l’automotive e il real estate, il museo ospiterà una collezione di oltre 700 opere che abbracciano artisti kazaki, centroasiatici e internazionali, tra cui nomi come Richard Serra, Bill Viola, Alicja Kwade e Yinka Shonibare.

Con una superficie di 10.000 metri quadrati, il museo non è solo una galleria d’arte, ma un nuovo punto di riferimento culturale che riflette il dinamismo del Kazakistan contemporaneo. Le sue gallerie, progettate per essere versatili e interattive, offriranno al pubblico una varietà di esperienze, dai workshop ai dibattiti pubblici, passando per mostre che indagano l’evoluzione dell’identità nazionale kazaka, la migrazione e il passaggio dal nomadismo all’industrializzazione.

In un momento storico in cui il Kazakistan sta cercando di distaccarsi dalle influenze della Russia e di avvicinarsi all’Occidente, la nascita di questi spazi artistici non è solo un atto di resistenza culturale, ma anche un potente messaggio di apertura e di sperimentazione. Con il supporto di imprenditori visionari e la collaborazione di architetti internazionali, il Paese sta creando una nuova piattaforma per l’arte che riflette sia la sua storia che la sua aspirazione al futuro.
Nel contesto di un paese che si trova al crocevia tra Asia ed Europa, questi progetti non sono semplici spazi espositivi, ma veri e propri laboratori di idee che potrebbero influenzare profondamente l’arte e la cultura in tutta la regione. Il governo kazako, pur mantenendo relazioni economiche cruciali con la Russia, si trova a dover gestire le sue ambizioni culturali con cautela, in un periodo di crescente influenza della Cina e dell’Europa. Con l’apertura del Tselinny Centre e del Museo delle Arti di Almaty, il Kazakistan non sta solo cercando di riabilitare il suo panorama artistico, ma anche di affermarsi come una nazione pronta a dialogare con il mondo, facendo della sua complessa eredità una risorsa per costruire nuove identità culturali.

di Nicoletta Biglietti

Fonte: artslife.com